Differenze tra le diverse tipologie di miele: quali restano più liquide?
La cristallizzazione non è standard per tutte le tipologie. Un’alta concentrazione di zuccheri e un basso contenuto di acqua la facilitano, così come un contenuto maggiore di glucosio rispetto al fruttosio. Ci sono solo tre varietà che si mantengono liquide a lungo, fino a due anni dalla raccolta, e sono quelle di acacia, castagno e melata, mentre le altre tendono a cristallizzare in poco tempo: secondo Slow Food, bastano due settimane a tarassaco, colza e girasole, raggiunte nel giro di qualche mese da tutte le altre.
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Perché il miele industriale è sempre liquido?
La risposta a questa domanda è semplice: perché il consumatore ha una predilezione per la consistenza fluida, una preferenza che nasce dal fatto che viene considerata sinonimo di un prodotto di maggior pregio ed effettivamente più pratico da usare. Come abbiamo visto, il miele di acacia è già di natura così, ma gli altri non lo sono. Trovarli al supermercato allo stato liquido, secondo Unaapi, l’Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani significa che questi mieli “hanno subito un trattamento termico che annulla completamente la cristallizzazione, ma deprezza la qualità impoverendone le caratteristiche organolettiche e nutrizionali“. Il miele soffre a contatto con il calore: niente paura se se ne versa un cucchiaino nel tè o nella tisana a 35 °C – 40 °C, i valori nutritivi non cambiano, diversamente se si mette in bevande a più di 50 °C o se si sottopone alla pastorizzazione che arriva fino a 78 °C.
Come rimediare alla cristallizzazione?
Come abbiamo visto, la cristallizzazione è un fenomeno naturale e, quindi, non ha niente di pericoloso per la salute e non corrisponde a un difetto del prodotto. Se per necessità di impiego occorre averlo liquido, per invertire il processo basta farlo ammorbidire mettendo il vasetto a bagnomaria a una temperatura che non vada oltre i 40 °C. L’uso del microonde è, invece, sconsigliato, in quanto il calore aggressivo potrebbe influire sulle proprietà organolettiche, modificando sapore e profumo.